L’artrosi è una patologia degenerativa delle articolazioni che colpisce milioni di persone in tutto il mondo, causando dolore e riduzione della mobilità.
Si stima che circa il 10% della popolazione globale con più di 60 anni ne soffra.
In particolar modo, l’artrosi del ginocchio è la più diffusa e debilitante, comportando una perdita dell’integrità della cartilagine e cambiamenti patologici nei bordi articolari e nelle ossa subcondrali.
Nonostante esistano comprovati trattamenti “standard” per alleviare i sintomi dell’artrosi, alcuni soggetti risultano refrattari a queste terapie.
In tal caso, parliamo quindi di pazienti affetti da artrosi refrattaria.
Vediamo quindi meglio cos’è l’artrosi refrattaria, quali ne sono le cause, chi colpisce maggiormente, i sintomi e le nuove frontiere della ricerca per opzioni terapeutiche innovative.
Cos’è l’Artrosi Refrattaria?
L’artrosi è una condizione clinica dalle mille sfaccettature e il suo trattamento può rivelarsi complesso.
L’artrosi refrattaria è una forma di artrosi, che non risponde adeguatamente ai trattamenti convenzionali, divenendo persistente e quindi particolarmente debilitante e dolorosa.
Si tratta di una patologia caratterizzata da un’incapacità cronica di rispondere alle modalità terapeutiche standard, imputabile a una molteplicità di fattori, tra cui l’eterogeneità della fisiologia del paziente, eventuali condizioni di comorbidità e la natura multifattoriale dell’artrosi in sé.
Ad oggi si stima che circa il 60% dei pazienti affetti da artrosi abbia sperimentato dolore moderato o grave e che il 27% continui a soffrire in modo persistente, nonostante i trattamenti medici.*
*Dati che emergono dal meeting annuale EULAR del 2018 – National Health and Wellness Survey (NHWS) – 2.417 partecipanti provenienti da 5 paesi europei.
Il termine “refrattario” nel contesto dell’artrosi viene generalmente impiegato per identificare una serie di condizioni patologiche, tra cui:
- Persistenza del dolore da artrosi nonostante le terapie farmacologiche comunemente consigliate e ampiamente utilizzate.
- Persistenza del dolore da artrosi anche a seguito di un intervento chirurgico ben riuscito.
Concentrandoci sulle terapie per l’artrosi del ginocchio (specialmente in caso di viscosupplementazione con acido ialuronico), sono però stati identificati in alcuni pazienti degli specifici fenotipi, che potrebbero essere considerati dei potenziali predittori di una NON reattività ai trattamenti.
Le cause dell’artrosi refrattaria
Stabilire le cause scatenanti dell’artrosi refrattaria è fondamentale per poter fornire terapie efficaci: più le ricerche sui i meccanismi molecolari progrediscono, infatti, più emergono nuove strategie terapeutiche.
Nonostante ciò, oggi le cause esatte dell’artrosi refrattaria non sono ancora completamente chiare, ma – come dicevamo poco fa – sono stati identificati alcuni fenotipi, ossia fattori comuni tra i diversi pazienti che ne soffrono, come ad esempio una maggior risposta infiammatoria ossidativa (l’infiammazione stimola lo stress ossidativo che a sua volta amplifica l’infiammazione) o un’elevata risposta immunitaria innata, con alti livelli di citochine infiammatorie IL-6, IL-8 e TNF-α.
Anche tra i pazienti, che hanno subito un’intervento di protesi totale del ginocchio (TKR), il 10/20% soffre di artrosi refrattaria.
Potremmo quindi dire che le cause dell’artrosi refrattaria sono legate a un’infiammazione persistente, che – seppur di basso grado – dà vita a un ciclo di degradazione cartilaginea e infiammazione sinoviale, che gli interventi standard non riescono a risolvere adeguatamente.
Artrosi refrattaria: chi colpisce?
L’artrosi refrattaria può colpire qualsiasi individuo affetto da artrosi, ma possono essere più predisposti i soggetti anziani, diabetici, obesi o con un passato da ex. atleti professionisti.
I fenotipi dei pazienti affetti da artrosi refrattaria includono:
– Artrosi femoro-rotulea
– Artrosi tricompartimentale
– Artrosi Kellgren-Lawrence grado III a IV
– Obesità (IMC > 30 kg/m2)
– Pazienti con indicazione o non idonei alla chirurgia
– Diabete
I sintomi dell’artrosi refrattaria
Come abbiamo già detto, ciò che distingue l’artrosi refrattaria dall’artrosi tradizionale non sono i sintomi, bensì la loro persistenza nel tempo, nonostante le cure.
I sintomi dell’artrosi refrattaria sono quindi gli stessi dell’artrosi: dolore articolare, rigidità, gonfiore, riduzione della mobilità e crepitii articolari.
Opzioni terapeutiche per l’artrosi refrattaria
I trattamenti convenzionali per la cura dell’artrosi (che non riscontrano effetti per chi soffre di artrosi refrattaria) includono generalmente farmaci antinfiammatori non steroidei FANS, analgesici, fisioterapia e iniezioni di corticosteroidi e – nei casi più gravi – l’intervento chirurgico, tramite artroscopia, osteotomia o l’inserimento di una protesi articolare.
La comunità medica si è però spinta alla ricerca di alternative terapeutiche innovative, per trovare risposta anche alle esigenze univoche di coloro che soffrono di artrosi refrattaria.
In tal senso, le terapie infiltrative e la medicina riparativa e rigenerativa, di cui abbiamo già parlato negli articoli specifici sull’artrosi dell’articolazione femoro-rotulea e dell’anca, inclusi i peptidi bioattivi, possono sicuramente giocare un ruolo chiave, ma sono le iniezioni intra-articolari di carbossimetil-chitosano (CM-chitosano) l’opzione più promettente per il trattamento dell’artrosi refrattaria.
Iniezioni intra-articolari di carbossimetil-chitosano per la cura dell’artrosi refrattaria
Il CM-chitosano è un un polisaccaride altamente purificato, derivato da Agaricus Bisporus bianco, generato con una tecnologia brevettata e sviluppata in Belgio.
Il meccanismo d’azione del carbossimetil-chitosano si basa sulle sue proprietà lubrificanti e sull’eliminazione dei radicali liberi, che proteggono l’articolazione.
Il carbossimetil-chitosano intra-articolare mette quindi in atto una strategia diversa rispetto alle terapie tradizionali, andando a colpire meccanismi differenti della malattia.
Tramite le iniezioni intra-articolari di CM-chitosano è stato dimostrato un miglioramento del dolore al ginocchio da artrosi e della funzionalità fisica fino a 6 mesi, o addirittura fino a 9 mesi in un follow-up clinico post-market.
Anche molti pazienti affetti da artrosi refrattaria hanno avuto una risposta positiva già dopo una sola iniezione intra-articolare di CM-chitosano, con miglioramenti significativi in termini di dolore e di funzionalità cartilaginea.
Anche molti pazienti che non erano riusciti a tratte beneficio da precedenti iniezioni di acido ialuronico, con un’unica iniezione intra-articolare di CM-chitosano hanno incredibilmente avuto miglioramenti significativi e persistenti fino a 12/15 mesi.
Le iniezioni intra-articolari di CM-chitosano possono quindi rappresentare una soluzione anche per tutti quei pazienti affetti da artrosi del ginocchio, diabetici, con fattori predittivi di insuccesso degli attuali farmaci iniettabili, e per i quali non esistono opzioni terapeutiche adeguate.
In alcuni casi più rari, per avere un buon risultato possono anche essere necessarie 3/4 infiltrazioni l’anno, ma solamente in pazienti particolarmente anziani.
Il carbossimetil-chitosano è noto per le sue ottime proprietà antinfiammatorie, ma è migliorando la lubrificazione dell’articolazione e riducendo l’attrito, che interviene positivamente anche sulla mobilità.
Il CM-chitosano promuove la rigenerazione del tessuto cartilagineo, aiutando a riparare i danni articolari, anche con benefici a lungo termine e per un sollievo duraturo.
In certi casi, le iniezioni intra-articolari di carbossimetil-chitosano possono inoltre anche consentire di evitare l’intervento chirurgico, se utilizzate tempestivamente e nel modo corretto.
Sono inoltre oggi in corso le prime sperimentazioni per l’utilizzo del CM-chitosano anche per infiltrazioni nella spalla, nell’anca e nelle piccole articolazioni, ancora in fase sperimentale, ma davvero promettenti!
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